Ciao a tutti,
ho il piacere di condividere la bellissima lettura di due passi tratti da "Reborn" fatta da Miriam Rizzo sul suo canale youtube per la rubrica "Voce d'inchiostro".
sabato 6 giugno 2015
Miriam Rizzo legge Reborn su Voce d'inchiostro
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mercoledì 15 aprile 2015
Presentazione Reborn: venerdì 17 aprile presso il circolo Arci Leboski di Gioia del Colle
Ciao a tutti,
è trascorso ormai un anno dalla pubblicazione di Reborn, un anno ricco di belle sorprese e soddifsazioni in cui ho puntato tutto sulla promozione via web.
Ci ho impiegato tanto tempo, ma alla fine mi sono decisa a uscire dalla mia tana per incontrare i lettori e presentare dal vivo la mia creatura, anche in versione cartacea.
Venerdì 17 aprile alle ore 21,00 presso il circolo Arci Lebowski di Gioia del Colle si terrà la presentazione di Reborn.
Grazie a mia figlia Sara per avermi spronata e aver fatto da prezioso tramite nell'organizzazione dell'evento e ai meravigliosi ragazzi che hanno accettato di affiancarmi, tuffandosi con entusiasmo nell'impresa: Maria Cistina De Carlo e Francesco Antonicelli.
Qui la pagina Facebook dedicata all'evento.
Nell'attesa condivido il bellissimo articolo che anticipa l'incontro, pubblicato su GioiaNet: potete leggerlo qui
è trascorso ormai un anno dalla pubblicazione di Reborn, un anno ricco di belle sorprese e soddifsazioni in cui ho puntato tutto sulla promozione via web.
Ci ho impiegato tanto tempo, ma alla fine mi sono decisa a uscire dalla mia tana per incontrare i lettori e presentare dal vivo la mia creatura, anche in versione cartacea.
Venerdì 17 aprile alle ore 21,00 presso il circolo Arci Lebowski di Gioia del Colle si terrà la presentazione di Reborn.
Grazie a mia figlia Sara per avermi spronata e aver fatto da prezioso tramite nell'organizzazione dell'evento e ai meravigliosi ragazzi che hanno accettato di affiancarmi, tuffandosi con entusiasmo nell'impresa: Maria Cistina De Carlo e Francesco Antonicelli.
Nell'attesa condivido il bellissimo articolo che anticipa l'incontro, pubblicato su GioiaNet: potete leggerlo qui
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domenica 28 dicembre 2014
Nuova recensione per Reborn!
Una
recensione così mi fa concludere l'anno con il cuore colmo di felicità e
tanta voglia di continuare a scrivere. Grazie, Caterina Armentano!
"Reborn è un romanzo che merita di essere letto, e Miriam Mastrovito è un'autrice di grande talento, che riesce, non solo a intrattenere il lettore ma lo pone sull'orlo dell'abisso delle sue più grandi paure, dei grandi interrogativi che ogni essere umano cela nel proprio cuore.
Una delle più belle letture degli ultimi anni che non riesco davvero a riporre nel cassetto, che mi martella la mente e sanguinare il cuore".
Leggi la recensione competa su Libero arbitrio blog
"Reborn è un romanzo che merita di essere letto, e Miriam Mastrovito è un'autrice di grande talento, che riesce, non solo a intrattenere il lettore ma lo pone sull'orlo dell'abisso delle sue più grandi paure, dei grandi interrogativi che ogni essere umano cela nel proprio cuore.
Una delle più belle letture degli ultimi anni che non riesco davvero a riporre nel cassetto, che mi martella la mente e sanguinare il cuore".
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Estratto
Fu il rumore della pioggia a destarla prima ancora che
suonasse la sveglia. Elga si stropicciò gli occhi con indolenza. Le tempie le
pulsavano, si sentiva stanca come se non avesse riposato affatto.
Il cielo plumbeo e quell’odioso ticchettio sui vetri non promettevano nulla di buono, non a lei che detestava le giornate piovose.
Barcollando scese le scale e si diresse in cucina. Un caffè caldo e un’aspirina l’avrebbero aiutata a carburare. Non realizzò subito di non essere sola. In un primo momento, la penombra in cui era immersa la stanza fece sì che l’oscura sagoma si confondesse nel gioco d’ombre alimentato dalle bambole, assiepate ovunque. Mentre cercava il tasto dell’interruttore, si udì un fragore potentissimo e un lampo illuminò l’ambiente. Fu allora che la vide.
Una bambina sedeva alla sua tavola ed era intenta a mangiare avidamente la sua torta.
Non si scompose vedendola entrare, si limitò a sollevare il viso, era tutto sporco di cioccolata. Sorrise con la bocca piena fissandola con un paio di occhi blu.
Elga rimase come impietrita, batté le palpebre confusa quasi che il gesto potesse cancellare quella visione onirica. Perché solo di questo poteva trattarsi… accese la luce, aprì e chiuse gli occhi ripetutamente ma la bimba restò lì. Poteva avere dieci anni, tanti quanti ne contavano le candeline. Non fosse stato per i capelli lisci e neri, per le iridi di un altro colore, per la magrezza delle braccia…
Scosse la testa con violenza nel tentativo di scacciare quel pensiero folle.
«Come hai fatto a entrare?» chiese invece dando voce alla supposizione più logica.
Lei le rivolse un’occhiata interrogativa.
«Chi sei e cosa ci fai in casa mia?» rilanciò la donna balbettando.
L’ostinato silenzio dell’altra la inquietò e la indispettì allo stesso tempo. «Non mi hai sentita? Perché non mi rispondi? Il gatto ti ha mangiato la lin…»
«Mammina…» la risposta fluì simile a un’implorazione dalle sue labbra mentre gli occhi le si gonfiavano di lacrime.
«No.» Elga fu scossa da un tremito. «No» ripeté scuotendo il capo sempre più forte.
La piccola si alzò dalla sedia visibilmente turbata. «Mamma stai bene?» chiese andandole incontro.
Istintivamente lei si ritrasse, si appiattì contro la parete intenzionata a evitare qualsiasi contatto. «Non chiamarmi mamma» intimò. Non aveva idea di cosa diavolo stesse accadendo ma allo stupore iniziale si stava sostituendo un senso di rabbia misto a paura strisciante. «Io non sono tua madre.»
A quell’affermazione la bambina scoppiò in singhiozzi. «Perché fai così? Mammina…» incurante di qualsiasi avvertimento si lanciò sulla donna, la strinse in un abbraccio striandole il pigiama di scuro.
Elga saltò come colpita da una scossa elettrica. Chiunque fosse quella sconosciuta, era una persona in carne e ossa. Percepì con chiarezza la consistenza del suo corpo e anche la forza della sua stretta, inimmaginabile vista l’esilità del fisico. Si allontanò decisa a mantenere le distanze. «Non toccarmi» l’ammonì. Trasse un lungo respiro, poi aggiunse: «Adesso per piacere dimmi chi sei e cosa ci fai qui.»
«Rea. Sono tua figlia, non mi riconosci?» il suo tono carico di sconcerto e preoccupazione.
«Rea?» la donna ripeté quel nome con lentezza, come si trattasse di una parola aliena. «Ok, se è uno scherzo sappi che non mi piace per niente. Mia figlia è morta e io non conosco nessuna Rea.»
«Perché dici così? Mi stai facendo paura mamma!» mugolò la piccola.
La sua angoscia era tanto credibile che avrebbe meritato un Oscar se fosse stata frutto di una recita. Eppure non poteva essere altrimenti. Evidentemente qualcuno aveva orchestrato quella messinscena per farsi beffe di lei. Chi e a quale scopo Elga non avrebbe saputo dirlo, ma non riusciva a immaginare altre spiegazioni possibili per quel che stava accadendo e, man mano che quella convinzione si faceva strada nella sua testa, la collera cresceva.
«Te lo chiedo per l’ultima volta. Chi sei e che ci fai qui?»
«Rea» singhiozzò l’altra.
«Risposta sbagliata. Chi ti manda non ti ha istruita bene. Mia figlia si chiamava Martina.»
«Sono io tua figlia…»
«Adesso basta!» Elga la afferrò per un polso e la trascinò con sé verso la mensola del camino. Era piena di bambole come qualsiasi ripiano in quella casa, ma tra l’una e l’altra spiccavano un paio di portafoto in legno. Ne agguantò uno a caso e lo porse all’intrusa.
«Lei è Martina. È l’unica figlia che abbia mai avuto e non ti somiglia per niente.»
Prima di prenderlo la bambina si pulì le mani sull’abitino bianco che indossava, osservò la fotografia per qualche minuto senza fiatare, poi la restituì voltandola in modo che anche l’altra la vedesse.
L’immagine la colpì con la violenza di uno schiaffo. Martina era seduta nel suo laboratorio, sembrava una bambola tra le bambole, e sorrideva proprio come nella vecchia foto su cui Elga aveva pianto un milione di volte, solo che… non era lei. La persona immortalata dallo scatto era identica all’estranea che aveva di fronte. […]
Il cielo plumbeo e quell’odioso ticchettio sui vetri non promettevano nulla di buono, non a lei che detestava le giornate piovose.
Barcollando scese le scale e si diresse in cucina. Un caffè caldo e un’aspirina l’avrebbero aiutata a carburare. Non realizzò subito di non essere sola. In un primo momento, la penombra in cui era immersa la stanza fece sì che l’oscura sagoma si confondesse nel gioco d’ombre alimentato dalle bambole, assiepate ovunque. Mentre cercava il tasto dell’interruttore, si udì un fragore potentissimo e un lampo illuminò l’ambiente. Fu allora che la vide.
Una bambina sedeva alla sua tavola ed era intenta a mangiare avidamente la sua torta.
Non si scompose vedendola entrare, si limitò a sollevare il viso, era tutto sporco di cioccolata. Sorrise con la bocca piena fissandola con un paio di occhi blu.
Elga rimase come impietrita, batté le palpebre confusa quasi che il gesto potesse cancellare quella visione onirica. Perché solo di questo poteva trattarsi… accese la luce, aprì e chiuse gli occhi ripetutamente ma la bimba restò lì. Poteva avere dieci anni, tanti quanti ne contavano le candeline. Non fosse stato per i capelli lisci e neri, per le iridi di un altro colore, per la magrezza delle braccia…
Scosse la testa con violenza nel tentativo di scacciare quel pensiero folle.
«Come hai fatto a entrare?» chiese invece dando voce alla supposizione più logica.
Lei le rivolse un’occhiata interrogativa.
«Chi sei e cosa ci fai in casa mia?» rilanciò la donna balbettando.
L’ostinato silenzio dell’altra la inquietò e la indispettì allo stesso tempo. «Non mi hai sentita? Perché non mi rispondi? Il gatto ti ha mangiato la lin…»
«Mammina…» la risposta fluì simile a un’implorazione dalle sue labbra mentre gli occhi le si gonfiavano di lacrime.
«No.» Elga fu scossa da un tremito. «No» ripeté scuotendo il capo sempre più forte.
La piccola si alzò dalla sedia visibilmente turbata. «Mamma stai bene?» chiese andandole incontro.
Istintivamente lei si ritrasse, si appiattì contro la parete intenzionata a evitare qualsiasi contatto. «Non chiamarmi mamma» intimò. Non aveva idea di cosa diavolo stesse accadendo ma allo stupore iniziale si stava sostituendo un senso di rabbia misto a paura strisciante. «Io non sono tua madre.»
A quell’affermazione la bambina scoppiò in singhiozzi. «Perché fai così? Mammina…» incurante di qualsiasi avvertimento si lanciò sulla donna, la strinse in un abbraccio striandole il pigiama di scuro.
Elga saltò come colpita da una scossa elettrica. Chiunque fosse quella sconosciuta, era una persona in carne e ossa. Percepì con chiarezza la consistenza del suo corpo e anche la forza della sua stretta, inimmaginabile vista l’esilità del fisico. Si allontanò decisa a mantenere le distanze. «Non toccarmi» l’ammonì. Trasse un lungo respiro, poi aggiunse: «Adesso per piacere dimmi chi sei e cosa ci fai qui.»
«Rea. Sono tua figlia, non mi riconosci?» il suo tono carico di sconcerto e preoccupazione.
«Rea?» la donna ripeté quel nome con lentezza, come si trattasse di una parola aliena. «Ok, se è uno scherzo sappi che non mi piace per niente. Mia figlia è morta e io non conosco nessuna Rea.»
«Perché dici così? Mi stai facendo paura mamma!» mugolò la piccola.
La sua angoscia era tanto credibile che avrebbe meritato un Oscar se fosse stata frutto di una recita. Eppure non poteva essere altrimenti. Evidentemente qualcuno aveva orchestrato quella messinscena per farsi beffe di lei. Chi e a quale scopo Elga non avrebbe saputo dirlo, ma non riusciva a immaginare altre spiegazioni possibili per quel che stava accadendo e, man mano che quella convinzione si faceva strada nella sua testa, la collera cresceva.
«Te lo chiedo per l’ultima volta. Chi sei e che ci fai qui?»
«Rea» singhiozzò l’altra.
«Risposta sbagliata. Chi ti manda non ti ha istruita bene. Mia figlia si chiamava Martina.»
«Sono io tua figlia…»
«Adesso basta!» Elga la afferrò per un polso e la trascinò con sé verso la mensola del camino. Era piena di bambole come qualsiasi ripiano in quella casa, ma tra l’una e l’altra spiccavano un paio di portafoto in legno. Ne agguantò uno a caso e lo porse all’intrusa.
«Lei è Martina. È l’unica figlia che abbia mai avuto e non ti somiglia per niente.»
Prima di prenderlo la bambina si pulì le mani sull’abitino bianco che indossava, osservò la fotografia per qualche minuto senza fiatare, poi la restituì voltandola in modo che anche l’altra la vedesse.
L’immagine la colpì con la violenza di uno schiaffo. Martina era seduta nel suo laboratorio, sembrava una bambola tra le bambole, e sorrideva proprio come nella vecchia foto su cui Elga aveva pianto un milione di volte, solo che… non era lei. La persona immortalata dallo scatto era identica all’estranea che aveva di fronte. […]
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mercoledì 19 novembre 2014
Incontro con l'autore su Facebook
Ciao a tutti,
vi comunico che domani pomeriggio a partire dalle 15,30 fino alle 17,00 sarò ospite della rubrica Parole libresche con... a cura di Malia Delrai.
L'incontro si volgerà su FB a questo link.
Per tutta la durata dell'evento sarò online per risondere alle vostre domande, soddisfare curiosità, parlare di lettura e scrittura...
Siete tutti invitati.
Vi aspetto!
vi comunico che domani pomeriggio a partire dalle 15,30 fino alle 17,00 sarò ospite della rubrica Parole libresche con... a cura di Malia Delrai.
L'incontro si volgerà su FB a questo link.
Per tutta la durata dell'evento sarò online per risondere alle vostre domande, soddisfare curiosità, parlare di lettura e scrittura...
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domenica 2 novembre 2014
Nuova recensione per Reborn!
Comincio la settimana nel miglior modo possibile! Condivido una nuova bellissima recensione di Reborn pubblicata sul blog Parole al vento.
"[...] Ora che ci penso bene leggendolo ho avuto la sensazione di rivedere un po’ le atmosfere tipiche dei film di Tim Burton, che io adoro. Ecco, chi ama come me i suoi film riesce ad afferrare al volo le emozioni che si possono percepire nelle sue storie. Quella stessa meravigliosa magia l’ho sentita leggendo questo libro. [...]"
Leggi la recensione completa
"[...] Ora che ci penso bene leggendolo ho avuto la sensazione di rivedere un po’ le atmosfere tipiche dei film di Tim Burton, che io adoro. Ecco, chi ama come me i suoi film riesce ad afferrare al volo le emozioni che si possono percepire nelle sue storie. Quella stessa meravigliosa magia l’ho sentita leggendo questo libro. [...]"
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sabato 1 novembre 2014
Reborn in promozione su Amazon!
Se novembre è il mese dei morti, non può che essere anche il mese di Reborn! Allora quale periodo migliore di questo per una promozione?
Ho il piacere di annunciarvi che a partire da oggi e per tutto il mese di novembre, l'ebook di Reborn sarà disponibile su amazon al costo di 1,99 anziché 2,99. Se volete approfittarne, lo trovate qui
Ho il piacere di annunciarvi che a partire da oggi e per tutto il mese di novembre, l'ebook di Reborn sarà disponibile su amazon al costo di 1,99 anziché 2,99. Se volete approfittarne, lo trovate qui
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